Dati tecnici
Altitudine: 3370m
Dislivello: 1750m ca.
Intro
Tra Val Zebrù e Valfurva spicca imponente questa piccola piramide, un pò sorella minore del Tresero se così si può dire. A seconda delle condizioni è possibile scendere (tanto) praticamente su tutti i suoi versanti. Una singola montagna dalle grandi possibilità sciistiche.
Salita
Da Santa Caterina si sale la Strada dei Forni fino al Rifugio Stella Alpina. Da qui si seguono i cartelli del Parco che indicano il Monte Confinale. Si entra prima nel bosco, poi si prosegue incontrando prima le baite di Pradaccio di Sotto e poi quelle di Pradaccio di Sopra. Si prosegue verso sinistra seguendo sempre i cartelli con le indicazioni verso il Confinale. Prima un tratto in piano, poi si risale verso destra e ci si ritrova sul pianoro alla cui destra c’è il Sasso Prealda.
E’ possibile seguire verso il Lago della Manzina andando dritti e poi per vallette verso il Confinale. Noi ci siamo tenuti più sulla sinistra per poi ricollegarci ad una traccia che passava appunto per il Lago della Manzina. E’ un pò difficile descrivere la traccia di salita in quanto da questo punto non ci sono molti punti ben riconoscibili. L’importante è puntare al Bivacco che si trova tra Confinale e Manzina, tenendosi appunto alla sinistra della Manzina.
Arrivati al ben visibile Bivacco Giampaolo del Piero si prosegue alla sua sinistra e si prende la cresta che porta alla cima del Confinale. In vetta c’è una croce.
Discesa
Avevamo intenzione di fare tutt’altra discesa ma le condizioni meteo (molto vento da Nord e tanti accumuli sui versanti Sud) ce lo hanno impedito, quindi descriveremo altre discese quando ci torneremo.
La nostra traccia di discesa è stata un pò “d’avventura” ma il fine era quello di tornare verso il Lago della Manzina.
Dalla croce di vetta si scende un pezzo di cresta e si può tornare al Bivacco per ritornare da dove si è saliti, oppure ci può tenere la destra (scendendo dalla cresta), per poi rientrare più in là verso la traccia di salita.
All You Can Skier
11/02/2021 Edoardo “Banana” Lucà, Michele Colturi