Valfurva All You Can Ski

Ne mancano solo 39

Non è tanto difficile immaginarsi come, chiusi in una baita di montagna e incatenati dalle restrizioni da zona rossa, ci sia venuto in mente qualcosa tanto assurdo quanto fattibile: sciare tutte le cime del nostro comune, in una stagione.

In un film che abbiamo visto di recente chiedevano “perchè l’avete fatto?” e la risposta era “perchè un cane si lecca le palle? Perchè può”. La morale è che noi abbiamo deciso di sciare tutte le cime della Valfurva in primo luogo, perchè possiamo. E con buone probabilità è una delle poche cose che potremo fare se torniamo ad essere rossi.

Non mi dilungherò sul perchè e per come (anche perchè potete leggerlo a questa pagina); questo spazio serve a raccontare il processo, e non le motivazioni.

Se qualcuno di voi ha mai tenuto un diario, sa che non è facile avere tutti i giorni qualcosa da scrivere. Per questo scriverò il più possibile, ma quando avrò qualcosa da condivere. Penso che mi ringrazierete per questa censura; la mia mente non è sempre un bellissimo posto.

Mi piacerebbe che Bani e gli amici che scieranno con noi lascino i loro pensieri su questo diario, ma non posso fare promesse per conto loro.

Fatte le dovute premesse, andiamo al sodo. Questa settimana abbiamo ufficialmente inaugurato la stagione, dopo una lunga ed intensa perturbazione che ci ha stancato le braccia a forza di spalare, ma allo stesso tempo ci ha resi contenti come bambini.

E quale miglior modo di concludere una settimana di sciate in neve fresca se non con la prima delle 40 cime?

Domenica abbiamo salito il Monte Forcellino insieme a Michele e Cumbi, che è venuto da Milano in giornata per farsi la prima invernale con noi. Che cuore. Io ho pagato il dislivello fatto durante i giorni precedenti, e ho mangiato la foglia tutto il giorno: in salita, in discesa, sempre. Ombra invece, è stato eccezionale dall’inizio alla fine. Non fate caso al fatto che metto a confronto le mie performance con quelle di un cane da pastore.

In salita abbiamo incontrato un sacco di scialpinisti, ma sono tutti scesi dalla traccia di salita. Noi invece abbiamo deciso di scendere dal versante est, per goderci un po’ di natura selvaggia e di neve polverosa e intonsa. La prima parte della discesa era incredibile: neve e pendenza perfetta, al cospetto della meravigliosa parete nord-ovest del Confinale. Poi abbiamo sciato su pendenze moderate fino ad un bosco ripido che porta all’altezza del Rifugio Campo. Era talmente appagante essere gli unici in Val Zebrù, che il rientro alla macchina a spinta per chilometri è stato meno provante di quanto si potrebbe pensare.

Io, personalmente, sono arrivata al parcheggio stremata, ma con un sorriso enorme non solo per aver cancellato una cima dalla lista, ma soprattutto per avere iniziato qualcosa che ci sta facendo sognare.

Eva